Perché noi vegani dobbiamo addirittura chiederci se il vino, frutto della spremitura dell’uva, sia vegano o vegetariano? Fino a poco tempo fa non mi ero mai posto il problema, per me il vino era semplicemente succo d’uva fermentato con qualche additivo chimico o minerale per migliorarne e/o prolungarne la conservazione.
Ed invece non è così. L’uomo, per comodità o convenienza economica, deve sempre rovinare tutto ciò che fa, ed infatti mette nel vino, per i più svariati motivi (chiarificare, addensare), additivi di origine animale. A partire dalla più o meno “innocua” ovoalbumina, passando per la caseina, per la chitina, arrivando fino alla colla di pesce o a cose ancora più raccapriccianti come il sangue di bue (che pare, per fortuna, non essere più ammesso per legge).
Oggi però le cose stanno cambiando, c’è sempre più attenzione per la qualità dei cibi ed ogni giorno aumentano le persone che fanno una scelta vegetariana o vegana. Andiamo però a vedere fino a che punto un vegano può bere vino.
Innanzitutto ci tengo a specificare, come ho fatto nella presentazione di questo blog, che non tollero i fondamentalismi di qualsiasi genere essi siano, io stesso mi reputo tendenzialmente vegano, raramente assaggio qualche formaggio e ancor più raramente qualche ovetto rigorosamente ruspante (perlopiù mischiato in ricette di vario tipo), quindi mi sento libero di bere vino anche se ad esso sia stata aggiunta dell’albumina. Ma questo non vale per tutti, c’è chi per scelta salutare e/o etica intende evitare qualsiasi tipo di alimenti di origine animale e quindi è giusto informare queste persone dell’esistenza di vini vegani (certificati o no).
Chi ha deciso di diventare vegano per una scelta prettamente salutare, ed allo stesso tempo sceglie di fare uno “strappo alla regola” con una bottiglia di vino, allora non vedo perché non debba concedersi un buon “vino vegetariano“, dato che l’impatto negativo sulla salute, a questo punto, e date le quantità degli “additivi”, sono decisamente inferiori a quello dell’alcol.
Chi invece è vegano per una questione principalmente etica allora no. Non può scendere a compromessi e non può esserci scusante. Deve optare per un vino vegano.
Altri che, come me, sono sulla strada per diventare totalmente vegani, e ancora si concedono un pezzettino di formaggio, una pizza o un uovo, non vedo perché non possano fare eccezione anche sul vino, preferendo ovviamente, quando possibile, i prodotti vegan.
Ci sarebbe poi tutta la questione delle certificazioni, ne esistono diverse, non basta infatti che un vino sia “biologico” o “biodinamico” per essere considerato anche vegano. Ma la legislazione è ancora lacunosa e poco chiara anche perche la parola “vegano” non ha per tutti lo stesso valore: fino a che punto è possibile spingersi? I lieviti sono da considerarsi animali? E le colle utilizzate per le etichette e per il confezionamento? Meglio non addentrarsi oltre.
In Italia esistono per il momento solo dieci aziende vinicole con la certificazione vegan, i cui vini mi impegno a provare il più presto possibile, ma i produttori possono indicare liberamente in etichetta la presenza o meno di additivi di origine animale senza dover ricorrente in lunghi iter e costi elevati per le certificazioni.
Quindi noi nel frattempo che facciamo? Innanzitutto seguite questo blog, contatterò direttamente ogni azienda produttrice dei vini che recensirò chiedendo spiegazioni (ufficiali o ufficiose) in merito agli additivi utilizzati, così potremo regolarci di conseguenza. Poi si potrebbe passare ad analizzare direttamente campioni di vino. Ma la cosa più importante è sempre fidarsi della propria sensibilità e fare scelte che non urtino con la propria coscienza.