Ogni Taurasi è un prodotto a sé stante, potreste assaggiare 10 bottiglie di 10 aziende diverse scoprendo 10 vini diversi. La parte più divertente quindi, un po’ in generale per il mondo del vino, è assaggiare e provare a descrivere le differenze che esitono fra vini prodotti dallo stesso vitigno anche a pochi chilometri di distanza, cercando di esaltarne le unicità e le peculiarità.
La cantina Colli di Castelfranci è situata nell’omonimo comune della provincia di Avellino, in piena zona del Taurasi. Un’azienda relativamente giovane “creata da giovani appassionati del proprio lavoro, che credono fortemente nelle potenzialità della propria terra” e che hanno saputo fondere “tradizione e tecnologia, vinificando e imbottigliando in proprio le loro uve“, coltivate fra i 500 ed i 700 metri di altitudine. Ed è proprio questa dedizione alla terra ed al territorio, il rispetto dei metodi di coltivazione biologica, che hanno fatto del Taurasi Alta Valle un vino speciale da scoprire ed apprezzare.
L’annata che ho provato è la 2008, quindi quasi 7 anni di invecchiamento (di cui due in botti di rovere ed almeno uno in bottiglia prima di essere messo in commercio), indispensabili all’aglianico per essere domato.
L’impatto olfattivo iniziale, a bottiglia appena aperta, è sicuramente vanigliato (dovuto sia al legno, ma non esclusivamente dato che gli stessi profumi li ho avvertiti in Vadantico 2010, uno degli aglianici “campi taurasini” prodotti dall’azienda che non fa affinamento legno). Poi col dovuto tempo si dischiudono gli altri profumi, è infatti generoso e complesso il bouquet aromatico, dopo la vaniglia sono chiari i sentori di frutta rossa ben matura, confetture, tabacco e spezie.
Al palato parte denso, morbido e caldo. L’acidità è piacevole ed i tannini sono vellutati e potenti. Importante la struttura e l’equilibrio dei vari fattori, indispensabile per rendere amabile un Taurasi. Quello che però ho apprezzato di più è il particolare e lunghissimo finale con note amare di cacao, interessanti di carruba e vivaci di agrumi come il bergamotto e il chinotto. È proprio questo gradevole retrogusto che secondo me esalta la tipicità del Taurasi Alta Valle. Voto: 89.
Abbinamenti con la cucina vegana
Abbinerei questo vino ad un primo di pasta o cereali (orzo, farro) con funghi porcini e/o tartufo, od anche a carciofi e piatti parecchio speziati. Personalmente però preferisco bere i vini migliori così da soli, senz’altro, per coglierne le sfumature e poi magari, dopo il primo calice, accendendo un sigaro e facendosi accompagnare durante il silenzio, la meditazione o una conversazione fra amici.
Conclusioni
Non avrei scritto del Taurasi Alta Valle Colli di Castelfranci se non fosse stato un vino eccellente. Non ne avrei scritto perché non è un vino “sempre” vegano. Ho parlato direttamente con il responsabile commerciale dell’azienda (che ringrazio per la sincerità) il quale mi ha confermato che in alcune annate hanno usato ovoalbumina per la chiarifica. Quindi lascio a voi la scelta, io ho detto la mia in questa riflessione sul bere o meno vino con additivi di origine animale.
Quello che possiamo fare è continuare a diffondere le nostre idee, sperando che il messaggio arrivi anche alle aziende vitivinicole che sono già attente alla tutela dell’ambiente e del territorio, in modo che possano agire scegliendo di abbandonare gli additivi di origine animale a favore di sostanze di origine vegetale o minerale (come ad esempio la bentonite).
Non credo che si tratti di una scelta che inciderebbe negativamente sulle finanze delle aziende stesse perché le quantità di additivo sono veramente irrisorie (credo si tratti di grammi, o decine di grammi al massimo, ad ettolitro). Si tratta più che altro di scelte automatiche ed inconsapevoli… si è sempre fatto così… non si pensa neanche che esiste una parte della popolazione (e quindi di potenziali clienti) che è sensibile a certe tematiche. Io credo che l’attenzione delle aziende (agricole in generale) verso un modello più sostenibile a livello ambientale ed etico stia già crescendo ed aumenterà sempre più e sempre più velocemente in futuro. Presto i vini saranno tutti “vegani“, com’è giusto che sia il derivato della fermentazione dell’uva.