«Nec cellis ideo contende Falernis» (Perciò nessun vino può essere paragonato con il Falerno). Virgilio
«Minister vetuli puer Falerni inger mi calices amariores» (Giovane ragazzo, versami calici più amari di vecchio Falerno). Catullo
Se i romani magnificavano il Falerno, quando la Gallia era solo una provincia e il nord Italia era poco più di una palude, chi sono io per obiettare queste affermazioni?
Non posso però negare un certo “coinvolgimento” quando si parla di Falerno del Massico perché è un vino che mi piace sia emotivamente che in calice, forse per il legame con il territorio e con la storia.
Senza scendere troppo in dettaglio, secondo il disciplinare, un vino può essere chiamato “Falerno del Massico DOC” se è prodotto nei comuni di Sessa Aurunca, Cellole, Mondragone, Falciano del Massico e Carinola in Provincia di Caserta.
Il Falerno del Massico Bianco deve essere ottenuto da uve del vitigno Falanghina per il 100%, il Falerno del Massico Rosso può essere ottenuto da uve Aglianico (almeno il 60% e massimo l’80%), Piedirosso (20%-40%), Primitivo e/o Barbera (massimo 20%). Il Falerno del Massico Primitivo deve essere prodotto per almeno l’85% da vitigno Primitivo, possono concorrere uve dei vitigni Aglianico, Piedirosso e/o Barbera per una percentuale massima del 15%. Il rosso ed il primitivo possono fregiarsi rispettivamente della dicitura “riseva” e “riserva o vecchio” se rispettano determinati standard di invecchiamento.
Masseria Felicia produce ed imbottiglia 6 vini, 2 bianchi (Sinopea e Anthologia), 1 rosato (Rosalice) e 3 rossi tutti Falerno del Massico rosso ottenuti da Aglianico 80% e Piedirosso 20% (base, Ariapetrina e il cru Etichetta Bronzo). Alla degustazione del 18 febbraio 2015 all’Enoteca Mozart ho potuto assaggiare i 4 vini che si fregiano della denominzazione “Falerno del Massico”.
Anthologia Falerno del Massico Bianco DOC 2013
Non sono amante dei bianchi ma quando la qualità è eccellente non posso non riconoscerlo. Anthologia, Falanghina in purezza, è vinificato e affinato esclusivamente in acciaio, non essendoci l’influsso del legno mantiene intatti i profumi ed i sapori tipici del vitigno e del territorio. I profumi sono complessi e vanno dalla frutta fresca matura alla frutta tropicale, banana, papaya e forse mango. Struttura e corpo sembrano appartenere ad un rosso quando lo si beve. L’acidità è piacevole, non troppo pungente, anzi è forse più elegante rispetto ad una tipica Falanghina di altre zone della Campania. Voto 87.
Un vino come questo è di facile abbinamento con la cucina vegana, l’ho accostato già alla guacamole, soprattutto perché regge egregiamente le spezie e il peperoncino, lo vedrei bene di conseguenza anche insieme ad antipasti o secondi che hanno come ingrediente principale l’avocado o anche con gli asparagi (in questo momento penso ad sushi vegano con riso e salsa di soia). Data l’importanza e la complessità potrebbe essere abbinato anche a piatti su cui di solito ci va bene un rosso come risotti di carciofi, ancora di asparagi o con qualsiasi tipo di cicoria e/o crucifere.
Falerno del Massico Rosso DOC 2010
Il primo dei rossi, il più giovane, è un vino fresco e gioviale, dai tannini “acerbi” e “leggeri”, l’affinamento in acciaio e vetro conserva la vivacità dei frutti rossi. Potente e gentile allo stesso tempo. Un vino a “tutto pasto” per occasioni piacevoli e piatti poco impegnativi come una pasta integrale al pomodoro, un cereali (come orzo e/o farro) con verdure, legumi o funghi, preparazioni con melenzane e verdure grigliate appena speziate. Voto: 81.
Ariapetrina Falerno del Massico Rosso DOC 2008
Trovare tanta freschezza in un vino del 2008 non è semplice, sta a significare che un ulteriore invecchiamento può fare solo bene ai suoi tannini imponenti ed alla sua già spiccata complessità aromatica e struttura. Piacevolissimi profumi di frutti rossi maturi e spezie. Al palato è morbido e caldo, l’affinamento in barrique gli dona anche eleganza e quei sentori di legno che armonizzano il tutto. Uno dei migliori vini qualità/prezzo che abbia mai assaggiato, può competere con etichette ben più prestigiose. Voto 90.
Come tutti i vini rossi di una certa importanza Ariapetrina deve essere abbinato a primi o secondi piatti vegani complessi e speziati. Pasta (meglio se integrale e fatta in casa) ai funghi porcini o al tartufo. Patate al forno speziate. Una moussaka vegana (con tofu o granulare di soia), ma anche scaloppine di seitan o muscolo di grano.
Etichetta Bronzo Falerno del Massico Rosso DOC 2009
Tutto quello che abbiamo detto per Ariapetrina è qui amplificato. Dalla vinificazione che non avviene più in acciaio ma in botti a tronco di cono di castagno, all’affinamento in barrique e tonneaux di rovere francese per 12/14 mesi e poi ancora almeno altri 12 mesi in bottiglia.
Etichetta Bronzo è un vino di eccellenza, molto complesso, caratterizzato da note di frutti rossi e frutti di bosco molto maturi, spezie e legno. Morbido, ben strutturato e persistente con un lungo finale di tabacco e cacao. Una piacevole sinfonia di profumi e sapori. Voto 95.
Anche se tutti gli abbinamenti con pietanze vegane visti sopra per l’Ariapetrina vanno bene anche con questo “cru” io lo concepisco diversamente. Il Falerno del Massico è già considerato abitualmente come vino da meditazione, ed è così che, secondo me, va bevuta questa bottiglia, non la “sprecherei” sul cibo. Il Falerno Etichetta Bronzo lo immagino, fatto riposare ancora qualche anno, in una limpida notte estiva, all’aperto, quando tutti già dormono, accompagnato da un sigaro.
Conclusioni
Ho contattato l’azienda chiedendo, come al solito, se nella produzione utilizzino additivi di origine animale, sono ancora in attesa di risposta. Nel frattempo, se siete fra quelli che un’eccezione su latticini e/o uova la fanno, vi consiglio di provare questi vini. Ariapetrina per il suo eccellente rapporto qualità/prezzo. Anthologia perché è poliedrico nell’abbinamento con la cucina vegana. Etichetta Bronzo se avete bisogno di compagnia quando vi fermate in solitudine a contemplare il silenzio.