Pare sia diffusa l’idea che un vino biologico non sia buono come uno tradizionale, quasi come se le sue virtù fossero garantite da additivi chimici (e non solo) di vario genere. I vini di Fattoria la Rivolta, sotto la guida del dott. Paolo Cotroneo, sono invece la dimostrazione che si può lavorare rispettando la natura ed il territorio ottenendo allo stesso tempo un prodotto di eccellenza, e non sono solo io a dirlo.
Ho conosciuto Fattoria la Rivolta alla degustazione del 21 gennaio scorso all’enoteca Mozart e da allora sono rimasto affascinato dai vini e dalla filosofia del dott. Cotroneo, che ci ha intrattenuto raccontandoci dell’azienza, del territorio (Torrecuso, provincia di Benevento, in pieno Sannio, zona nord-est del Monte Taburno), del modo in cui lavora e di come consideri i suoi vini alla stregua di figli. Ancora oggi, dopo diversi mesi di degustazioni ritengo questa come una delle migliori a cui ho partecipato sia per i vini che per lo spessore del relatore.
Oltre ad essere biologici, nella produzione dei vini di Fattoria la Rivolta NON vengono utilizzati prodotti di origine animale. Niente caseina e niente albumina. Possiamo berli, pertanto, con la massima tranquillità e considerarli a tutti gli effetti vini vegani.
Passiamo adesso alla descrizione dei vini. Fattoria la Rivolta produce dieci vini 3 rossi, un rosato e 5 bianchi, uno spumante più il passito e la grappa. Alla degustazione ne abbiamo assaggiati 3 e il passito, altri due li ho bevuti successivamente.
Falanghina del Taburno 2013
Così deve essere la falanghina, fresca acidula, spigolosa, “ruffiana“. Non addolcita ed ammorbidita. Questo vino in particolare ricorda la freschezza di frutti “a pasta bianca” poco prima della maturazione, appena colti. Si sente la banana ed il melone giallo. Al palato è aggressivo ma piacevole, sapido, minerale. Chi non ama una falanghina così probabilmente è perché non sa cosa sia la falanghina. Parecchi piatti di cucina vegan crudista a base di avocado e/o zucchine, per esempio, sarebbero abbinabili a questo vino. Voto 88.
Aglianico del Taburno 2011
L’aglianico “classico” (è così che lo definisce il dott. Cotroneo), corposo, potente, aggressivo e ben strutturato. Anche in questo caso si sono volute rispettare, esaltandole, le caratteristiche del vitigno e del territorio. Fruttato e piacevolmente amarognolo. Da comprarne e conservare una dozzina di bottiglie, almeno. Ho bevuto questo vino sia accompagnandolo a primi piatti a base di funghi porcini e carciofi sia a secondi e contorni a base di melanzane grigliate o patate al forno. Voto 87.
Terra di Rivolta Aglianico del Taburno Riserva 2009
Poco da aggiungere ad un aglianico riserva pluripremiato come il “Terra di Rivolta“, anche il rapporto qualità prezzo è degno di attenzione. Armonico fra acidità, tannini e grado alcolico nonostante i suoi 14,5%. Sentori di frutti di bosco maturi, legno, tabacco, spezie. Sono in attesa di assaggiare l’annata 2011 che ha già saputo dare all’aglianico “classico” un profilo di eccellenza, immagino cosa abbia potuto fare con il riserva. Primi e secondi di funghi e/o tartufi, magari con pasta integrale fatta in casa, speziati, complessi, riuscirebbero a sostenere bene questo gioiello enologico campano. Voto 94.
Melissa Fiano Passito 2011
Passito sui generis, dolce con leggere note amare. Sentori di miele e datteri. Delicato, muffato. Dal difficile abbinamento dessert: dolce crudista alla frutta con base di datteri e noci, torta di mele con cannella o semplicemente per accompagnare noci, nocciole e mandorle. Voto 88.
Solo qualche giorno fa ho aperto una bottiglia di Coda di Volpe ed una di Piedirosso che avevo voglia di assaggiare dal giorno della degustazione. Entrambi avevano risvegliato in me una discreta curiosità.
Coda di Volpe del Taburno 2013
Uno dei vitigni bianchi che preferisco è la Coda di Volpe perché riesce a trasmettere delicatezza e complessità ai vini da essa prodotti. In questo caso ci troviamo di fronte ad un vino fresco e piacevolmente acidulo, morbido, con note di agrumi, gelso bianco. Berrei questa Coda di Volpe anche semplicemente come aperitivo o per accompagnare finger food vegani a base di verdure fresche o conservate. Mi ispira anche con zucchine alla scapece con menta glaciale. Voto 87.
Piedirosso del Taburno 2013
Ho sentito qualcuno definirlo il miglior Piedirosso della Campania, lo sottoscriverei subito escludendo le “isole”, per incoronarlo però opterei per una degustazione orizzontale dei migliori (anche se poi, alla fine, il gusto è soggettivo). Appena aperta la bottiglia e versato un calice i profumi che ho percepito più decisi sono di erba e sottobosco, frutti rossi freschi e spezie (pepe nero macinato). Intenso l’odore vinoso che continua a distinguersi al palato insieme ad una buona struttura, complessità e persistenza. A Napoli si è soliti abbinare o’ “Per’ ‘e Palummo” (piede di colombo, nome del vitigno in dialetto) alla pizza, e cosa è meglio di una pizza marinara a cui aggiungerei solo dei capperi ai condimenti tradizionali (pomodoro, aglio, origano e olio)? Ma abbinerei a questo piedirosso anche qualcosa di più impegnativo come un ragù vegano. Voto: 87.
Nota sui Voti
Dato che siamo ancora all’inizio e dato che chi è nel campo del vino da tempo potrebbe pensare che dia voti bassi (infatti l’estenzione della scala, col tempo, è andata restringendosi così che un vino poco al di sotto dei 70 è considerato “difettoso”, vicino agli 80 addirittura “appena sufficiente”) ci tengo ancora a precisare che su Cicciobacco non è così.
Un pensiero riguardo “Fattoria la Rivolta vini di eccellenza campana Bio e Vegan”